Poche ore di riposo ci furono concesse a
bordo della portaerei Hakagi, e poi il colonnello Takemoro ci convocò al
proprio cospetto. Ci presentò Egami Shigeru, un maestro di arti marziali che si
sarebbe unito a noi. La nostra nuova missione ci avrebbe fatto spostare sul
fronte della campagna di Malesia, e consisteva nel recuperare un oggetto
custodito in un monastero Shaolin nella città di Hong Kong. La colonia era ora sotto il controllo congiunto di truppe canadesi e
indiane, in quanto gli inglesi si erano ritirati a Singapore.
Io e Tori ci scambiammo uno sguardo, consapevoli
di quanto le nostre informazioni errate avessero condizionato la missione
precedente, ma mentre io mi stavo limitando a sollevare un sopracciglio e a
esibire il mio sorriso obliquo, lui sollevò la questione esplicitamente: “Colonnello
Takemoro, quanto possiamo essere sicuri dell’affidabilità delle nostre
informazioni?”
Mi aspettavo una reazione aspra, ma rimasi
sorpresa: non venne dal colonnello, bensì dal nostro compagno di squadra, il maggiore
Yokoi. “Come di permetti di assumere un simile tono inquisitorio verso il
nostro colonnello?”
Il sorriso sghembo mi si congelò in faccia.
Con uno sforzo consapevole volsi il viso verso di lui, e gli chiesi a bassa voce,
ma in modo da essere sentita da tutti: “Ma come, non ti sei reso conto di
quanto le nostre informazioni errate abbiano forzato le nostre azioni?”
“Non importa. Erano le informazioni ad
essere sbagliate, non abbiamo il diritto di fare delle rimostranze!”
Non potevo credere alle miei orecchie. Ma
poi mi resi conto che quello che avevo davanti era a tutti gli effetti un
samurai, vincolato in tutto dal Bushido, la sua etica morale. Che la linea di
condotta dei guerrieri giapponesi, vecchia di secoli, imponesse di bersi tutto
d’un fiato qualsiasi idiozia a patto che fosse stata detta dai propri superiori
mi giungeva proprio nuova, ma mi ritrovai a pensare che la sua applicazione
dipendesse fin troppo dalla personalità del samurai stesso. Avevo davanti una
persona così ottusa? Non me ne ero resa conto. Mmm… Come odio questo tipo di
supponenza!
La discussione si sarebbe probabilmente
protratta se non fosse intervenuto il colonnello stesso, troncando le
rimostranze seccamente: “Le vostre informazioni nell’ultima missione erano sbagliate,
questo è stato riconosciuto e discusso in altra sede. Tuttavia a sostegno
dell’attendibilità di queste informazioni abbiamo anche l’avallo dell’Ahnenerbe,
il dipartimento che studia l’eredità ancestrale e mistica del nostro alleato, il
Reich.” Tacque un istante, poi riprese: “Raggiungerete l’arcipelago a bordo di
un nostro sommergibile, e da lì verrete teletrasportati sul suolo dell’isola da
Shirai Sakura, che avete già avuto modo di conoscere.”
Ancora quella geisha seminuda. Ma bene.
Mascherai la contrattura alla mascella facendo una domanda: “E una volta
raggiunto questo monastero, come riconosceremo la reliquia?”
Il colonnello indicò il nuovo arrivato:
“Qui entra in campo Egami. Tra le sue caratteristiche c’è la capacità di
riconoscere quel tipo di oggetti per l’aura che emanano.”
Quindi non sapevamo nulla delle
caratteristiche dell’oggetto che eravamo mandati a recuperare. Sempre meglio! E
se fosse stato troppo pesante per essere trasportato anche da Tori, o troppo
grande per essere nascosto? Tenni le domande per me, conscia che ognuno avrebbe
fatto del suo meglio per portare a termine la missione e che non c’erano reali
alternative.
“Vi rammento che per quanto siate dei
civili nell’ambito di questa missione il vostro caposquadra sarà ancora una volta
il maggiore Yokoi.”
Tori sembrò punto sul vivo su questo
argomento: “Signor colonnello, vorrei specificare che seguirò le indicazioni
del maggiore per quanto concerne le direttive militari.”
“Esatto, a cosa serve questa precisazione?”
“Oh, volevo essere certo di aver compreso
la consegna.”
Dal diario di E.G.Kogoro (Nadia Baldisseri)
Dal diario di E.G.Kogoro (Nadia Baldisseri)
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