mercoledì 12 giugno 2013

Di nuovo in azione



Poche ore di riposo ci furono concesse a bordo della portaerei Hakagi, e poi il colonnello Takemoro ci convocò al proprio cospetto. Ci presentò Egami Shigeru, un maestro di arti marziali che si sarebbe unito a noi. La nostra nuova missione ci avrebbe fatto spostare sul fronte della campagna di Malesia, e consisteva nel recuperare un oggetto custodito in un monastero Shaolin nella città di Hong Kong. La colonia era ora sotto il controllo congiunto di truppe canadesi e indiane, in quanto gli inglesi si erano ritirati a Singapore.
Io e Tori ci scambiammo uno sguardo, consapevoli di quanto le nostre informazioni errate avessero condizionato la missione precedente, ma mentre io mi stavo limitando a sollevare un sopracciglio e a esibire il mio sorriso obliquo, lui sollevò la questione esplicitamente: “Colonnello Takemoro, quanto possiamo essere sicuri dell’affidabilità delle nostre informazioni?”
Mi aspettavo una reazione aspra, ma rimasi sorpresa: non venne dal colonnello, bensì dal nostro compagno di squadra, il maggiore Yokoi. “Come di permetti di assumere un simile tono inquisitorio verso il nostro colonnello?”
Il sorriso sghembo mi si congelò in faccia. Con uno sforzo consapevole volsi il viso verso di lui, e gli chiesi a bassa voce, ma in modo da essere sentita da tutti: “Ma come, non ti sei reso conto di quanto le nostre informazioni errate abbiano forzato le nostre azioni?”
“Non importa. Erano le informazioni ad essere sbagliate, non abbiamo il diritto di fare delle rimostranze!”
Non potevo credere alle miei orecchie. Ma poi mi resi conto che quello che avevo davanti era a tutti gli effetti un samurai, vincolato in tutto dal Bushido, la sua etica morale. Che la linea di condotta dei guerrieri giapponesi, vecchia di secoli, imponesse di bersi tutto d’un fiato qualsiasi idiozia a patto che fosse stata detta dai propri superiori mi giungeva proprio nuova, ma mi ritrovai a pensare che la sua applicazione dipendesse fin troppo dalla personalità del samurai stesso. Avevo davanti una persona così ottusa? Non me ne ero resa conto. Mmm… Come odio questo tipo di supponenza!
La discussione si sarebbe probabilmente protratta se non fosse intervenuto il colonnello stesso, troncando le rimostranze seccamente: “Le vostre informazioni nell’ultima missione erano sbagliate, questo è stato riconosciuto e discusso in altra sede. Tuttavia a sostegno dell’attendibilità di queste informazioni abbiamo anche l’avallo dell’Ahnenerbe, il dipartimento che studia l’eredità ancestrale e mistica del nostro alleato, il Reich.” Tacque un istante, poi riprese: “Raggiungerete l’arcipelago a bordo di un nostro sommergibile, e da lì verrete teletrasportati sul suolo dell’isola da Shirai Sakura, che avete già avuto modo di conoscere.”
Ancora quella geisha seminuda. Ma bene. Mascherai la contrattura alla mascella facendo una domanda: “E una volta raggiunto questo monastero, come riconosceremo la reliquia?”
Il colonnello indicò il nuovo arrivato: “Qui entra in campo Egami. Tra le sue caratteristiche c’è la capacità di riconoscere quel tipo di oggetti per l’aura che emanano.”
Quindi non sapevamo nulla delle caratteristiche dell’oggetto che eravamo mandati a recuperare. Sempre meglio! E se fosse stato troppo pesante per essere trasportato anche da Tori, o troppo grande per essere nascosto? Tenni le domande per me, conscia che ognuno avrebbe fatto del suo meglio per portare a termine la missione e che non c’erano reali alternative.
“Vi rammento che per quanto siate dei civili nell’ambito di questa missione il vostro caposquadra sarà ancora una volta il maggiore Yokoi.”
Tori sembrò punto sul vivo su questo argomento: “Signor colonnello, vorrei specificare che seguirò le indicazioni del maggiore per quanto concerne le direttive militari.”
“Esatto, a cosa serve questa precisazione?”
“Oh, volevo essere certo di aver compreso la consegna.”

 Dal diario di E.G.Kogoro (Nadia Baldisseri)

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